Una giornata tipica degli anni ’80 vista cogli occhi di un ragazzino

il Pizzaiolo, il Maestro di pittura e il Presidente, tre ciccioni  nel laboratorio tipografico, nella cantina del vecchio, tre omoni per un volantino…

Impacciati e goffi come tre elefanti che si muovevano a giravolta sopra il piedistallo di un carillon in cui l’oggetto stava fermo e per loro girava tutto quanto stava intorno.

Come tre pachidermi i tre omoni dovevano sembrare davvero grandi e grossi agli occhi e alla statura di un ragazzino e divertenti come si muovevano piano trattenendo il fiato per paura di far cadere le “porcellane” che a loro stavano intorno, i gruppi di caratteri mobili pronti per la stampa, i barattoli di inchiostro di ogni colore, i taglierini, i tagliacarte, i fermacarte, le pinzatrici, le spinzatrici, le reggiatrici, le bucatrici, le incollonnatrici, le incollatrici…

Accidenti, quasi manca il fiato ai tre. Attenti a non far cadere niente dai tavoli. Attenti a non pestare i piedi tra loro. Attenti a girarsi attenti a toccarsi attenti a non sporcarsi.

Quale sensazione di soffocamento. Già è disagevole stare in quegli spazi, stretti per ognuno di loro; figurarsi in tre, tutti e tre insieme, tutti così grassi!

Il tipografo continuava ignaro il suo lavoro.

Il ragazzino, dal basso si godeva lo spettacolo.

Il Pizzaiolo, il Maestro e il Presidente finalmente calmi e fermi, abituati ormai a stare lì dentro dopo quel moto perpetuo tanto ridicolo iniziarono piano piano al ritmo dettato e scandito dai loro chilogrammi a guardarsi intorno e pensare alla loro presenza nel luogo, alla loro funzione in quel posto angusto, ai per come e ai perché, al loro compito su questa terra, a come trasmettere per iscritto a mezzo stampa il loro pensiero.

In una parola, dopo cinque minuti di paura e smarrimento, di vertigine e sudore freddo stavano cominciando a “sognare”.

E per mettere su carta, nero su bianco, il loro sogno, cominciarono a decidere (era ora!) quale carattere utilizzare per i manifesti, quale fotografia impaginare in primo piano, quale informazione inserire prima: il luogo, l’evento o la data…

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Si ringrazia Carlo Grimoldi, scrittore del racconto ispirato dalla memoria di quel ragazzino e tutti i clienti, collaboratori e amici che ci danno la possibilità di svolgere il nostro lavoro al meglio delle nostre capacità.

Antonella e Sergio